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POESIE | Ogni caso: il potere dell’incanto nello scorrere della vita
Wisława Szymborska era una poetessa polacca fra le più importanti di tutta la storia del suo paese. Basti considerare che i suoi volumi, in Polonia, hanno raggiunto le 500 mila copie vendute, potendo tranquillamente rivaleggiare con quelle dei più famosi autori di prosa. È di lei che vogliamo parlare oggi. In particolare di una sua poesia, Ogni caso, racchiusa nell'omonima raccolta del 1972.
Una figlia del secolo
«Sono, ma non devo
esserlo, una figlia del secolo»

Premio Nobel per la Letteratura nel 1996 «per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà», ha avuto una vita problematica, specie nei rapporti burrascosi con lo Stato. Nata nel 1923, si trasferisce nel 1931 in quella che diventerà la sua città d’adozione, Cracovia.
Da qui, infatti, non se n’è più andata fino all'1 febbraio 2012, quando, malata, muore nel sonno. La sua prima poesia, Cerco una parola, fu pubblicata nel marzo 1945 su un quotidiano polacco, mentre la sua prima raccolta esce nel 1952, quando Wisława aveva 29 anni. Per i primi dissidi con le autorità, negli anni quaranta la pubblicazione di un suo primo volume venne rifiutata per motivi ideologici poiché il libro non superò la censura in quanto «non possedeva i requisiti socialisti». Per questo, come molti altri intellettuali, nella prima fase della sua carriera, Szymborska rimase fedele all'ideologia ufficiale di stampo sovietico, sottoscrivendo petizioni politiche ed elogiando Stalin e Lenin. Tuttavia, in seguito, prese nettamente le distanze da questo «peccato di gioventù», come da lei stessa definito. Da qui in poi iniziò a instaurare contatti con i dissidenti, arrivando a prendere le distanze dai suoi primi due volumi di poesie. Il successo letterario, invece, arrivò con la terza raccolta poetica, Appello allo Yeti, del 1957. La sua più recente raccolta, Due punti, del 2005, ha riscosso uno strepitoso successo, vendendo oltre quarantamila copie in meno di due mesi. Nonostante l’inizio controverso, la sua poesia è arrivata a tutti.
Le inesattezze della vita
La poesia della Szymborska, caratterizzata da quel verso libero principe del secondo ‘900, è contraddistinta da una grande semplicità espressiva, mitigata dall'ironia e dal paradosso, utili a illustrare le ossessioni sottostanti. Inoltre, largo spazio nelle sue poesie trovano i grandi enigmi esistenziali. In questo contesto si inserisce anche la poesia di cui parliamo oggi, Ogni caso, che proponiamo di seguito:

Ogni caso
Poteva accadere.
Doveva accadere.
È accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
È accaduto non a te.
Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull'acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall'animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.
Partiamo dalla fine. Da quell'ultimo verso, che è tra i più celebri e cliccati sui social network, grazie anche a Benedetta Tobagi, che l’ha utilizzato come titolo per il suo libro dedicato al padre Walter, giornalista assassinato dai terroristi nel 1980. Ma cosa rende questo verso così iconico? Sicuramente il suo essere universale. Universale perché traducibile facilmente e con estrema chiarezza in tutte le lingue: Listen, how quickly your heart is beating in me, in inglese; Écoute, comme ton coeur me bat vite, in francese. Ma universale anche perché vero per tutti: ognuno di noi ha provato quel sentimento almeno una volta. Che fosse per l’amore della nostra vita, o colui che ritenevamo tale, per un genitore, i nonni o un amico. A chiunque fossero rivolte almeno una volta abbiamo pensato queste parole, senza però saperle rendere così. E quindi tu, lettore, che ti affacci a tali versi, rimani spiazzato da qualcosa che hai già provato o pensato: lei ti rende le parole che aspettavi. Ed è questa la forza della Szymborska: rendere a parole l’incomunicabilità propria dei sentimenti. Il tutto con le parole più semplici.
Ed è la semplicità uno dei punti chiave della poetessa polacca, che ci avvicina alla poesia anche se non possediamo gli strumenti del mestiere. Se ti accosti a Dante vivi un’esperienza unica, ma devi essere incline al suo linguaggio. Se leggi i versi della Szymborska, invece, vieni trasportato nel suo mondo senza filtri o complessità. In questo caso, una parola abusata come cuore viene portata a nuova vita nella semplicità di un verso. È il cuore dell’altro a prendere vita nel tuo corpo: la descrizione dell’empatia tra due persone.
Ma Ogni caso non è solo l’ultimo verso, è molto di più. È la capacità di esprimere l’inesprimibile dubbio di ogni ricerca che coinvolge la condizione umana. Siamo posti di fronte alle infinite possibilità che la vita ci offre, tutte dominate dal caso. E ci racconta della nostra incapacità o difficoltà di scelta. Perché la vita ti spiazza, sempre. Tu puoi programmare, puoi provare a mettere ordine nel caos dei giorni, ma i tuoi piani possono essere spazzati via in un istante. Può esserci un semplice, piccolo buco nella rete. E tu proprio da lì? C’erano infinite possibilità e si è verificata proprio quella che non avevi previsto.
Ogni caso comunica questo biforcarsi delle situazioni, delle possibilità, delle coincidenze, delle probabilità. L’uomo non può fare altro che accettare questa instabilità. Nella poesia ci vengono svelati i nostri incontri fortuiti e le discrepanze delle nostre scelte. Ciò che aspettavamo senza aspettarlo. Quei momenti che ti cambiano una giornata. Che sia per un’ora, un giorno o per tutta la vita. E non faremo altro che incontrare altri casi, su cui ognuno di noi interviene, a partire da una contingenza.
È la storia di una coincidenza, declinata in infinite sfumature del caso con una semplicità disarmante, senza risultare mai banale. «Poteva accadere. Doveva accadere. È accaduto prima. Dopo. Più vicino. Più lontano. È accaduto non a te. Ti sei salvato perché eri il primo. Ti sei salvato perché eri l’ultimo. Perché da solo. Perché la gente. Perché a sinistra. Perché a destra. Perché la pioggia. Perché un’ombra. Perché splendeva il sole». Ci vengono snocciolate immagini a intermittenza, come fossero le maglie di una rete perfetta che da qualche parte ha un buco: sufficiente affinché tutto possa entrare o uscire, all'improvviso, rivoltando la vita in un istante.
In questi risvolti dei casi fortuiti ognuno potrà leggere la sua verità. Un amore, un lutto, un incontro. Quel momento in cui ci siamo resi conto che abbiamo tutto senza possedere davvero niente. Che tutto è sempre in bilico: siamo tanti equilibristi sospesi su un filo sottilissimo e instabile.
«Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba, a un passo, a un pelo da una coincidenza. Dunque ci sei? Dritto dall'animo ancora socchiuso? La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo. Ascolta. come mi batte forte il tuo cuore». Non credo che ci sia altro da aggiungere. O quanto meno la mia penna, o la mia tastiera se preferite, non sono in grado di farlo. Non resta che leggere la poesia e rimanere così, col fiato sospeso a dar voce alle immagini che riaffiorano nella nostra testa. Con la consapevolezza che è vero che il mondo è caotico e sorprendente e che anche i piani migliori sono appesi a un filo. Ma che a noi è data la possibilità di meravigliarci, è dato il potere dell’incanto. Vedere lo scorrere della vita e coglierne le inesattezze. Quelle che ci fanno battere il cuore.