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STORIE | La Sposa giovane: la disgregazione del concetto di Famiglia
Aggiornamento: 22 giu 2020
Continua il nostro viaggio nella letteratura e questa volta vogliamo parlare di un autore contemporaneo, che sta dando nuova linfa al mondo della scrittura, per via delle sue idee filosofiche e del suo stile, estremamente particolare e oggetto di discussione critica. Stiamo parlando di Alessandro Baricco e, in particolare, del romanzo La Sposa giovane, pubblicato nel 2015.

Uno scrittore eclettico

Alessandro Baricco è estremamente eclettico: scrittore, drammaturgo, sceneggiatore, autore televisivo, critico musicale, conduttore televisivo e conduttore radiofonico. Celebri sono i suoi romanzi, fra cui Oceano mare e Seta, ma è da ricercarsi nel teatro, a giudizio di chi scrive, il vero capolavoro dell’autore torinese: Novecento, un monologo, di cui è stata prodotta anche una trasposizione cinematografica, racchiude al suo interno un monologo favoloso, che ci pone di fronte all'infinito spaziale in cui l’uomo si barcamena ogni giorno, in una continua impossibilità di scelta: “La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò da questa nave… al massimo, posso scendere dalla mia vita.”
Ma quello che ci interessa oggi, come detto, è La Sposa giovane, edito nel 2015, raccolto nel 2018 ne I Corpi, una tetralogia di cui fanno parte anche Emmaus, Mr Gwyn e Tre volte all’alba, accompagnati da una nuova prefazione che svela il filo conduttore che lega i quattro testi.
L’economia delle emozioni
Primo: temere la notte (tutti i membri della Famiglia sono morti al calar del sole); secondo: l’infelicità non è gradita (è una perdita di tempo); terzo: vietato leggere libri (“C’è già tutto nella vita, a patto di stare ad ascoltarla, e i libri distraggono”); quarto: mai distogliere il Padre dalla sua pacatezza (perché rischia di morire, ha un’inesattezza nel cuore). Questi i comandamenti che la Sposa giovane apprende al suo arrivo. Queste le regole che permettono alla Famiglia di vivere in maniera serena, nella loro vecchia dimora di campagna, sospesa al di fuori del tempo.
Ma chi è la Sposa giovane? Una ragazza che, come da accordi, appena compiuta la maggiore età si presenta a casa del suo promesso sposo. Qui scopre che il Figlio (il futuro marito) si trova in Inghilterra per questioni lavorative e che il Padre, la Madre, la Figlia, lo Zio e il domestico Modesto, che compongono il nucleo famigliare, avevano dimenticato l’accordo preso anni prima con il padre di lei. Questo, però, non vieta alla Famiglia di accogliere in casa la Sposa giovane, in attesa del ritorno del Figlio. Un’attesa che rende il Figlio un novello Godot. Ed è in questa attesa che la ragazza scopre e si adatta alle regole che governano questo microcosmo, finendo col conoscere la vera natura dei membri della Famiglia e infine anche sé stessa. Lei che, travolta da un’atmosfera surreale, densa di sensualità, eccesso, follia, solitudine, malinconia e sentimento, si ritrova inghiottita nelle bizzarre usanze della casa.
“Se n’erano dimenticati, tutto lì. Era ogni cosa concordata, ma da così tanto tempo che poi se n’era persa una memoria precisa. Non se ne doveva dedurre che avessero cambiato idea: sarebbe stato in ogni caso troppo faticoso. Una volta deciso, non si cambiava mai, in quella casa, per evidenti ragioni di economia delle emozioni”. Ecco il nodo cruciale dell’intero testo: l’economia delle emozioni. Quel complesso artificio che governa l’agire umano che nella Famiglia, come tutto, sottostà a delle regole ben precise per non intaccare il fluire regolare della vita di tutti i giorni. La grandezza di Baricco risiede nella capacità di descrivere i sentimenti che, seppure celati nell'economia domestica, sono sprigionati negli slanci vitali che ogni componente della Famiglia si concede di nascosto dagli altri. E così ogni personaggio, descritto in tutta la sua complessità, diviene portatore di una verità che condivide con il lettore. Un punto di vista di volta in volta diverso che spinge chi legge a interrogarsi non solo sui personaggi ma anche e soprattutto su sé stesso. Un modo per poter affrontare i propri mostri attraverso le esperienze degli altri.
Anche la Famiglia, che con la F maiuscola ne incarna il suo significato più ancestrale, è un luogo di mostri e smascheramento degli stessi. Ognuno cerca di esorcizzare la paura di qualcosa, celato agli altri. Ne consegue che la Famiglia è una frattura, ha idealizzato alcune certezze svuotandole di significato. Ogni personaggio si aggrappa a dei rituali che gli permettono di celare delle storie che nasconde agli altri. Storie che sono anche le nostre, quelle delle nostre vite. Che tutti cerchiamo di tenere a bada racchiudendole nelle poche certezze che abbiamo o che, meglio, ci siamo costruiti. In questo senso, possiamo dire che Baricco osserva la crisi dell’uomo. Il maggiordomo vive in funzione delle regole della casa, così da non doversi chiedere ogni giorno perché vive. La Famiglia, allo stesso modo, viene smascherata dall'autore in un processo di distruzione del concetto stesso di famiglia, di quel castello di valori che abbiamo ritenuto da sempre incrollabile.
Ci troviamo di fronte a un romanzo che potrebbe benissimo essere letto come un’Operetta Morale. Come se Baricco ricalcasse le orme di Leopardi. E quello che ci viene posto, dunque, è una riflessione sulla Vita e non su una vita. Una leggenda onirica valida per tutti. Il tutto raccontato da una voce narrante in continuo mutamento. Nel racconto il narratore passa dalla terza alla prima persona e dalla prima alla terza svariate volte. Continui sbalzi che arricchiscono il romanzo e che sono indice dello stile di Baricco: artificioso e marcato. Deve piacere per essere apprezzato: su questo si è sempre basata la critica sullo scrittore torinese.
In conclusione, riportiamo un pensiero della Sposa giovane, fondamentale per tre aspetti: racchiude in sé lo stile particolare di Baricco, il filo conduttore che lega questo romanzo agli altri della tetralogia e il pensiero che sta alla base del romanzo stesso. “Non riusciamo a fissare niente, mi creda. Quando ero giovane, cercando di spiegarmi il sordo dolore che mi stava appiccicato addosso, mi ero convinto che il problema stesse nella mia incapacità di trovare il mio cammino: ma vede, in realtà si cammina molto, e anche con coraggio, intuito, passione, e ciascuno per il proprio giusto cammino, senza errori. Ma non lasciamo tracce. Non so perché. Il nostro passo, non lascia tracce. Forse siamo animali astuti, veloci, cattivi, ma incapaci di segnare la terra. Non so. Ma, mi creda, non lasciamo tracce neanche in noi stessi. Così non c’è nulla che sopravvive alla nostra intenzione, e quel che costruiamo non è mai costruito”. La Sposa giovane si è integrata nella vita del Figlio, ma conosce anche quella della Figlia, della Madre, del Padre e dello Zio. E prova a restituire alle loro esistenze un senso, sebbene fragile, poiché la vita non lascia tracce durature, perché né i luoghi né gli oggetti sono capaci di mantenere il senso che noi attribuiamo loro. La Sposa giovane cerca di capire i corpi altrui, portando alla luce la loro ribellione. Perché “sono i corpi a dettare la vita”.
Questa è la storia dei Corpi, quello di ognuno di noi, e della Famiglia, nella sua accezione più pura. È la storia di tutti e di nessuno. Ma è anche una storia. In cui il tempo della narrazione e il tempo narrato si mescolano in un continuo gioco di alternanze. È una storia che vale sicuramente la pena di essere letta.